Sentenza della Corte Costituzionale nr. 4 del 2024, depositata l'11 Gennaio 2024
La Corte costituzionale, con la sentenza n. 4 del 2024, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 51, comma 3 della legge 23 dicembre 2000, n. 388. Questo articolo era intervenuto in modo retroattivo per escludere l’operatività di maggiorazioni alla retribuzione individuale di anzianità dei dipendenti pubblici nel triennio 1991-1993. Tuttavia, un orientamento giurisprudenziale stava riconoscendo a tali dipendenti il diritto di ottenere questo beneficio economico dalle amministrazioni di appartenenza.
Ecco i punti chiave della sentenza:
Principio di non retroattività della legge: La Corte ha sottolineato che il controllo di costituzionalità delle leggi retroattive è ancor più stringente quando l’intervento legislativo incide su giudizi ancora in corso, specialmente se coinvolge amministrazioni pubbliche. Il legislatore non può risolvere specifiche controversie tramite legge e alterare l’equilibrio tra le parti coinvolte nel processo.
Assenza di ragioni di interesse generale: Nel caso in esame, non esistevano ragioni imperative di interesse generale a giustificare la legge retroattiva. Pertanto, la legge è stata dichiarata illegittima costituzionalmente per violazione dei principi della certezza del diritto e dell’equo processo.
Sinergia tra principi costituzionali interni e CEDU: La sentenza ribadisce l’importanza di una solida sinergia tra i principi costituzionali italiani e quelli contenuti nella Convenzione europea per i diritti dell’uomo (CEDU). La Corte costituzionale e la Corte di Strasburgo devono lavorare in integrazione reciproca.
In sintesi, la sentenza ha rafforzato la tutela dei diritti dei dipendenti pubblici e ha sottolineato l’importanza di rispettare i principi dello stato di diritto e del giusto processo.
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